Come mettersi in proprio e aprire una partita iva

Hai deciso di metterti in proprio ed essere il capo di te stesso. Per farlo hai bisogno di aprire una partita IVA. Nonostante si tratti di un procedimento gratuito e relativamente semplice, prima di fare questo passo devi chiarirti le idee in modo da partire con il piede giusto, tenere tra le mani una buona strategia e aver ben chiari quali sono i costi e gli investimenti iniziali da sostenere.

Aprire una partita IVA, come funziona

Quando decidi di metterti in proprio vuol dire che lavorerai in piena autonomia, senza essere alle dipendenze di un datore di lavoro. Questo ha senza dubbio i suoi vantaggi, ma anche alcuni svantaggi.

Da una parte puoi organizzarti autonomamente a livello di orari, modalità di lavoro, etc., dall’altra invece sai di non poter contare su uno stipendio fisso e perciò corri un rischio economico non indifferente.

Oggi comunque è possibile aprire una partita IVA senza necessariamente dover avere un capitale importante alle spalle. Alcune attività richiedono l’acquisto o l’affitto di fondi e macchinari, altre invece possono mantenersi semplicemente sostenendo le spese tipiche della partita IVA.

Cos’è la partita IVA

La partita IVA è un codice di 11 cifre assegnato dall’Agenzia delle Entrate a tutte le entità economiche. Possono essere lavoratori autonomi, imprese individuali, enti pubblici, società, associazioni, cooperative, etc.

Devono aprirne una tutte le persone che sono considerate rilevanti ai fini IVA, anche coloro che non sono residenti in Italia ma vogliono istituire un’organizzazione in Italia.

Da una parte la partita IVA permette al Fisco di monitorare le entità economiche, dall’altra i lavoratori autonomi e le imprese possono adempire agli obblighi di legge, come il pagamento dei contributi previdenziali, il pagamento delle imposte e la dichiarazione dei redditi.

Quanto costa

Attivare una partita IVA non ha costi. Basta iniziare la procedura tramite l’Agenzia delle Entrate oppure online. Ciò non significa però che avviare un’attività sia gratis. Per esempio devi iscriverti al Registro delle Imprese e alla Camera di Commercio (trova quella della tua città), la cui spesa minima è di 100-150 euro.

I costi possono aumentare invece se scegli di affidarti ad un intermediario, in questo caso si parla di circa 200 euro di spesa per i professionisti e di circa 400 euro o più per artigiani e commercianti. Ci saranno poi tutte le spese relative al pagamento dell’IVA, il costo della previdenza sociale e dell’IRPF, ai quali si aggiungono le spese per la formazione, l’acquisto del materiale e i costi dell’affitto.

Come richiedere un prestito con partita IVA

Per i lavoratori autonomi è molto più difficile ottenere un prestito rispetto ai lavoratori dipendenti, questo perché dal punto di vista della banca, una partita IVA non offre le stesse garanzie di chi ha un reddito fisso. Ecco perché viene richiesta una documentazione più approfondita, un reddito superiore e anche i tassi di interesse applicati sono superiori.

Inoltre spesso è necessario presentare un garante, cioè qualcuno che, per aiutarti a ottenere il prestito, sia disposto a mettere una firma per garantire che in caso di un mancato pagamento, sarà lui a farsi carico della rata.

In questi casi, per chi possiede una partita IVA è meglio rivolgersi ad una società di prestiti, che preveda la formula del prestito personale, come Figenpa, presente dal 1993 nelle principali città italiane. Infatti questa soluzione è molto più rapida ed è molto chiara, perché compilando un form sul sito, sarà possibile ottenere un preventivo online, calcolato in base all’importo del prestito richiesto, senza la necessità di presentare delle garanzie.

Codice ATECO

Tra i primi problemi con cui si scontra una persona troviamo il saper individuare il proprio codice ATECO, che specifica il tipo di attività che sarà esercitata con la partita IVA. Vale tanto per lo psicologo, il programmatore o il proprietario di un e-commerce. Se l’attività non possiede un codice apposito (puoi cercarlo qui) allora è possibile sceglierne uno generico. La maggior parte di questi codici possono essere individuati facilmente su internet.

Questo però succede per le professioni facili da inquadrare, come per esempio quella dello psicologo, che usa il codice 86.90.30. Altre attività sono decisamente meno semplici invece da inquadrare e perciò necessitano di una consulenza molto più approfondita da parte di un commercialista.

Un’attività può avere più di un codice ATECO, questo è perfetto per chi svolge un’attività più ampia come per esempio il web designer che allo stesso tempo si occupa di curare la pubblicità dei propri clienti e le pagine Facebook.

Decidi tra regime forfettario e ordinario

Oggi tutti coloro che decidono di aprire una partita IVA possono scegliere tra un regime ordinario e uno forfettario. Quest’ultimo è un regime agevolato piuttosto vantaggioso perché la determinazione del reddito imponibile è su base forfettaria e viene applicata solo un’imposta sostitutiva del 15% ridotta al 5% per i primi cinque anni, purché l’attività rientri nei criteri vigenti. Non vi è nemmeno una vera e propria contabilità da sostenere e la gestione è più semplice rispetto a un regime ordinario.

Questo sito utilizza cookie tecnici per migliorare la tua navigazione. Clicca su Informativa cookie se vuoi saperne di più e su Accetto per dare il tuo consenso. Informativa cookie

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi